Il ruolo dell’istruttore

Chiunque di noi si sia trovato a dover svolgere un’attività formativa su un nuovo argomento ha anche trovato di fronte a sé una persona preposta ad istruirlo.
Di questa persona normalmente si hanno ricordi che sono molto variegati: si parte dall’odio e si arriva alla massima stima, dall’indifferenza al fastidio, dall’invidia per le sue capacità alla speranza di non averlo mai più come insegnante.
Tutte queste sensazioni sono associate anche alla sua capacità di semplificare la materia, di rendercela fruibile, comprensibile.
Ma quante volte ci è capitato di voler rivedere quel docente, di voler svolgere con lui altre lezioni, di sperare di poter lavorare con lui o di diventare bravo come lui?

In genere queste considerazioni positive verso il docente sono rare, specie quando anche noi, dopo aver appreso le basilari tecniche formative, iniziamo a valutare tutti gli errori che anche su di noi sono stati compiuti negli anni, quando abbiamo dovuto affrontare, spesso “subire”, la formazione.
Forse ci sarà utile ripassare alcuni termini: “istruire” viene indicato dai dizionari come un verbo che indica addestrare, rendere abili a svolgere una manovra;“formare” invece significa plasmare, educare intellettualmente.

Già da qui iniziamo a comprendere la differenza di obiettivi che possono esserci tra un evento formativo ed un altro. Ma più che altro si inizia a comprendere che le capacità di un istruttore possono essere solo addestrative oppure più di tipo educativo.
Ma nella formazione il termine “educativo” che cosa indica? La capacità di motivare, la capacità di indurre interesse per una materia, capacità di convincere che quella materia è applicabile al contesto lavorativo, capacità di indurre un cambiamento di comportamento permanente nell’allievo.
L’istruzione fine a se stessa non prevede questi passaggi: si limita a fare eseguire una manovra o a ripete una conoscenza sino al raggiungimento di un obiettivo. In questo ambito l’istruttore si limita a fare le correzioni tecniche previste ma non ha le capacità di interessarsi alle esigenze dell’allievo, alle sue aspettative, alla sua necessità di riportare quanto appreso nel contesto nel quale vive (esigenza predominante nell’adulto che impara).
Tantomeno l’istruttore con poche capacità cercherà di adattare il suo modo di insegnare alle esigenze operative o di apprendimento di colui che ha di fronte: sarà sempre quest’ultimo a non capire, a non avere le capacità di fare un compito, spiegato “alla perfezione” dall’istruttore stesso (quanto volte è capitato di trovarci in questa situazione?).

Un istruttore capace dovrebbe trovare, invece, soluzioni per tutti gli allievi, per farli giungere al risultato previsto, semplificare le conoscenze o competenze al fine di farle comprendere, adattare le sue correzioni in relazione alle necessità fisiche, lavorative o di apprendimento del discente (cioè colui che apprende).
Certamente queste capacità sono rare da trovare perché a sua volta l’istruttore ha trovato “sopra di lui” altri istruttori con scarse capacità didattiche che hanno creato un altro clone.
Sembra che questa sia la realtà della stragrande maggioranza di coloro che svolgono attività didattica. Fortunatamente ogni tanto si trovano anche formatori che “investono” sulla formazione degli istruttori e che hanno documentate capacità didattiche (cioè dimostrabili con i risultati ottenuti in progetti sviluppati negli anni, non con i soli titoli accademici), che con rigorosa definizione degli obiettivi definiscono standard formativi da raggiungere nel tempo (non con un solo corso), programmano momenti di formazione e tutoraggio continui, continuano ad aggiornare e formare gli istruttori su nuove tecniche o nuovi strumenti didattici. Per ottenere tutti questi risultati è necessario però che gli istruttori in formazione siano coinvolti nei processi formativi che li riguardano, che siano motivati a migliorarsi, che sia dimostrato loro quali vantaggi possa portare la preparazione del “buon istruttore” nei confronti dei partecipanti ad un corso.
Nessuna persona può seguire un corso e pretendere di aver appreso una conoscenza/manovra solo perché ha ricevuto un foglio di carta. L’apprendimento, infatti, presuppone che quella conoscenza/competenza si sia in grado di utilizzarla in ogni ambiente, in ogni situazione, anche sotto stress, senza doverci pensare sopra. Essere coscienti di questo limite (che vale ad ogni livello formativo si voglia raggiungere) deve essere ben chiaro anche (e prevalentemente) al buon istruttore. Sapendo questo, avrà più chiara l’esigenza di motivare il partecipante che ha raggiunto un livello base di competenze (che sono spesso state raggiunte per la sola imitazione di un gesto), potranno essere migliorate, approfondite, rese stabili (apprese, appunto), solo dopo periodi di tutoraggio o aggiornamento. Ed a questo tutoraggio/aggiornamento il partecipante verrà ben disposto solo se avrà trovato nell’istruttore una persona che lo ha motivato, che gli ha reso semplice il compito da svolgere,che gli ha dimostrato che le conoscenze/competenze trasferite sono applicabili nella sua realtà lavorativa.

Formare un istruttore che raggiunga queste capacità è un lavoro lungo e faticoso, sia per il formatore, che deve scoprire o sviluppare le caratteristiche spesso nascoste del suo discente, che per l’istruttore, che deve essere disposto a mettersi in gioco, a confrontarsi, a rendersi conto di quanto sia piacevole fare formazione con l’obiettivo di motivare anziché solo di istruire.
Alla fine però il risultato si può raggiungere ed allora si può apprezzare il piacere di stare in aula senza paura che qualcuno ti faccia domande complicate (perché si è preparati), di conoscere nuove persone (perché in ogni corso anche l’istruttore impara qualcosa), di quanto sia piacevole il ringraziamento sincero di chi ti dice, alla fine di un percorso formativo, che gli hai fatto cambiare modo di vedere le cose anche se all’inizio era contrario al cambiamento (piacere di fare formazione ogni mattina).

Obiettivo formativo del Direttivo di National Rescue Council e del Board Didattico, è formare un gruppo di istruttori che abbiano solo le caratteristiche elencate, che abbiano piacere di fare formazione perché sono motivati dalla curiosità di scoprire ad ogni corso qualcosa di particolare, di aumentare la propria esperienza per poter offrire un prodotto migliore ai partecipanti ai corsi.

Ma l’impegno sarà evidente e solo i migliori arriveranno alla fine….

nra.aek@rescuecouncil.com

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